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lunedì 16 novembre 2015

nuvelli pennelli


1 commento:

  1. Novello Scalchi aveva passato quelli che sono considerati i migliori anni della vita - da chi poi ? come disse il Tale, ho avuto 20 anni e non permetterò a nessuno di dire che fosse un paradiso - a sentirsi dire da tutti, proprio tutti, quanto fosse fortunato ad esser nato nella famiglia Scalchi che aveva imposto la pochette fucsìa ai diplomatici ed il tacco tredici alle pigmee del Borneo e quanto fosse fantastico esser l'ultimo nato in una famiglia di sarti famosi ovunque.
    Papà Nello lo portava in sartorìa subito dopo la scuola. Di cucito. Novello dormiva agitato e sognava asole in cui precipitare x perdersi in mondi in cui non fosse importante il risvolto del pantalone. Aveva cominciato intorno agli otto anni a rifugiarsi dalla cuoca, una gigantesca mulatta che tutti chiamavano Penny e che infilava timo e prezzemolo nella minestra con gesti vudù che Novello studiava incantato. Il bimbo assaggiava e commentava. In breve cominciò a proporre varianti. Penny gli dava spago e sorrideva e presto Novello rivelò una luccicanza che nemmeno cuochi rodati e stellati. Un genio. Bastava che non avesse aghi e forbici tra le mani.

    L'idea era di aprire una boutique in centro e di affidare la supervisione artistica a Novello. Nello lo prese da parte dopo cena - ottime le tue linguine , figlio mio ! - e gli chiese se era d'accordo ed il figlio non disse nulla, ma assentì con il capo.
    La sera dopo, al crepuscolo, il giovane sarto, chiamamolo così, era n el retrobottega del negozio e stava facendo un sopralluogo x controllare che fosse tutto a posto. Mise il muso dentro il tinello lindo e provvisto di tutto quello che serviva x una veloce colazione o un pasto rapido tra una prova x un vestito e l'altra. Caffè liofilizzato e tante zuppe di pomodoro in scatola. E poco altro. Nessuno sarebbe riuscito ad andare oltre un pasto da compagnia aerea low cost. Nessuno.Nonono. Eppoi qualcosa si ruppe e Novello, matto come una lepre marzolina, un bottone a mo' di monocolo si lanciò sulle scatolette, sulla polvere di caffè, sul sale, i crostini ed il latte a lunga conservazione ed il timo ed il prezzemolo e cantava ancora a squarciagola quando assaggiò la sua pietanza esclamando: - E' buona, accidenti se lo è ! -
    Nello si affacciò in quel momento, un sorriso dolce come solo quello di un papà quando guarda il suo cucciolo può essere , e disse: - Se è quello che ti piace fare , se ti rende felice, non permettere a nessuno, mai, di farti cambiare idea -
    Si abbracciarono. Nello assaggiò la zuppa e disse che era troppo speziata , ma si poteva migliorare. Adoro il lieto fine.

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